Lupi, genti, culture. Uomo e ambiente nel Medioevo
Rileggere il medioevo accettando che le condizioni meteorologiche, il ratto nero o il lupo possano contare quanto Carlo Magno o Roberto D'Angiò non è nelle abitudini più correnti. Tale insolita prospettiva, adottata negli studi raccolti in questo volume, permette di meglio intendere situazioni spesso trascurate dalla ricerca storica, eppure di straordinario rilievo. Trovano nuova luce i grandi passaggi epocali: il modificarsi degli equilibri che, fra tarda antichità e alto medioevo, videro l'uomo sulla difensiva rispetto ad un habitat fattosi più duro e ostile; poi il diffondersi di una mutata sensibilità che dal secolo XII comincia a guardarsi dall'uso indiscriminato delle risorse naturali. Gli intrecci fra assetti economici e sociali, pratiche religiose, modelli culturali e forme di sensibilità collettiva si riflettono nel rapporto uomo/ambiente con ricadute in molti settori, dalla "invenzione"" del lupo cattivo alle diverse valenze dell'antropocentrismo cristiano, fino ai dibattiti sulle ragioni prime degli eventi naturali. Sono elementi basilari per meglio chiarire i termini di un rapporto sempre fondamentale per la società.
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