Il giovane Goethe
Nel suo nuovo saggio Giuliano Baioni deliena un quadro che per molti versi rovescia l'immagine consolidata del giovane Goethe: non più il titano, campione di ottimismo e vitalità, ma l'uomo che sperimenta su se stesso e in se stesso le contraddizioni e le debolezze di una nascente modernità, il padre del nichilismo moderno, il quale sa che nulla è certo e stabile in un mondo in perenne e tumultuosa mutazione, il poeta che cerca di superare la scissione tra esistenza artistica e realtà borghese in una Germania che nella seconda metà del Settecento lentamente fa proprie le problematiche dominanti nel resto d'Europa. Seguendo il poeta dall'adolescenza francofortese sino alla scelta a favore del piccolo Ducato di Weimar, Baioni colloca in una nuova prospettiva sia le opere - si pensi alle liriche, ai Dolori del giovane Werther, al Gotz von Berlichingen, all'Urfaust, oggi spesso valuatate in base a stereotipi narrativi - che la biografia dell'autore, riconsiderata alla luce di un'analisi psicologica che non prescinde mai da un preciso quadro di riferimento storico e sociale: Francoforte (con l'incoronazione dell'Imperatore), Lipsia (la piccola Parigi), Strasburgo (collocata a metà tra Germania e Francia, tra vecchio e nuovo) e Wetzlar (la cittadina di provincia dove è ambientato il Werther) rappresentano in questo senso altrettanti luoghi, al contempo reali e simbolici, di un processo che solo qualche anno più tardi sfocerà nella Rivoluzione francese.
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