Il poligono della siccità
Manoel Vitorino vaga alla ricerca di un cimitero portando tra le braccia il cadavere del figlioletto; a Cristino Castro sono state amputate entrambe le gambe e un braccio per ordine del Senador Pompeu; Piquet Carneiro è stato trasformato in bue per pagare lo scotto delle sue malefatte; Catarina Rosa, travestita da uomo, impicca e squarta il marito, capitano di una guarnigione che combatte i cangaceiros. E contro di loro, e con tutti gli altri personaggi della storia, lui, l'Untore, mostro di violenza e di crudeltà che si sposta lungo i lati del Poligono con l'unico scopo di distruggere ogni cosa...Con questo terzo romanzo Diogo Mainardi ha creato una grande metafora in cui l'Untore - di manzoniana memoria, così come il personaggio femminile, la Caterina Rosa della Colonna infame - è sia strumento di contagio e di morte per eliminare indifferentemente latifondisti e mandriani, cangaceiros e bambini, preti e sicari, sia strumento di dissacrazione dei miti del sertao, della letteratura folcloristica del Brasile e dei suoi autori, come Graciliano Ramos, Euclides de Cunha o Guimaraes Rosa. Con la penna intinta nell'acido, Mainardi è riuscito a dare vita a una narrazione sarcastica e diabolicamente apocalittica, dove lo scopo finale da raggiungere è la distruzione stessa delle convenzioni romanzesche.
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