Lo scrivano
Da Fés a Tangeri, dal bianco accecante del cielo del Marocco al grigio di Parigi, tappa di un esilio senza fine, e ancora Beirut, Medina, Xios, le rive di Creta... Lo scrivano è un lungo racconto autobiografico sospeso tra realtà e sogno, che annoda ricordi tormentosi, digressioni fantastiche, storie di persone: prima le infantili esperienze sessuali, poi la scuola e la voglia di ribellarsi, l'intolleranza, ma anche le donne, "corpi femminili" amati "per attraversare la notte", e subito dimenticati. Protagonista è un bambino malato costretto a vivere in una cesta per molti anni; può soltanto ascoltare i rumori del mondo. La sua guarigione lo riporterà alla realtà ma gli sottrarrà lo spazio dell'immaginazione. Bambino malato sognava la vita, adulto nostalgico scriverà, "invece di vivere". In questo romanzo del 1983 Jelloun consegna ad un altro se stesso - lo scrivano appunto - la propria storia, che diventa la metafora dell'atto stesso della scrittura, che "va e viene tra la vita reale ed i suoi simulacri" e che anticipa i temi e lo stile dei suoi due romenzi più famosi.
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