I concetti del male
Nell'autocoscienza dei contemporanei il XX secolo è stato, con la sua sequela di guerre, dittature, genocidi, il secolo del male. Per un verso le guerre totali che vi sono state combattute hanno prodotto un bilancio di vittime impressionante. Per l'altro i regimi totalitari hanno condotto l'umanità a vertici di distruttività e sadismo senza precedenti. Anche il XXI secolo, nonostante le promesse e gli ottimismi della globalizzazione, si è aperto nel segno del male: povertà e malattie, ingiustizia e violenza, umiliazione e risentimento mutano di scala ma non accennano ad abbandonare la scena delle nostre società. Male fisico come sofferenza, male morale come colpa, male metafisico come privazione d'essere sono le categorie con cui la tradizione metafisica dell'Occidente ha pensato il negativo della condizione umana. A lungo questi temi sono stati dominio riservato della teologia. Sbarazzandosi di teodicee e dottrine del peccato, la modernità ha in qualche modo contribuito a rafforzare tale monopolio. Ma l'attuale ritorno d'interrogazioni sul male che ha colto di sorpresa epigoni del moderno e profeti del postmoderno, sollecita la filosofia a riaccostarsi alla questione con rinnovato strumentario concettuale, facendo seriamente i conti con un complesso patrimonio dottrinale e al tempo stesso guardando con occhio disincantato alle realtà di un mondo che ci è comune innanzitutto nell'esperienza del male.
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