Corpus
Corpus è una raccolta che riunisce le poesie di Mannuzzu dagli anni '50 agli anni '90. Corpus poetico, dunque, in senso filologico-scherzoso; ma il titolo richiama soprattutto l'idea di corpo materiale, mortale, organismo precario e transitorio, e la sensazione della precarietà di tutto sta alla base di ogni verso. Forse anche per questo la poesia di Mannuzzu è caratterizzata da un tono dimesso e non effettistico, antiretorico. A volte acquista dimensioni narrative, accensioni di romanzo (con scarti e volute sfasature), altre si coagula in formule aforistiche, in entrambi i casi lasciando sempre un che di sopseso, di non detto. Parole chiave potrebbero essere "salvezza", "solitudine", perenne senso di "inadeguatezza", disperato "pudore" (o "reticenza"): l'inseguimento di una difficile redenzione percorre tutte le sezioni del libro, attraversa ora "involontari bagliori di grandezza" ora statiche situazioni di bonaccia esistenziale. La voce che scandisce questa ricerca organizzando, verso dopo verso, una fitta autobiografia, appare riconoscibile e familiare ma insieme sfuggente. nelle sue tonalità volutamente "burocratiche", come registro di ordine mentale inaccessibile, sa entrare nelle pieghe della sofferenza con l'unico possibile bagaglio di riscatto: quello dell'ironia.
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