Ninna nanna del lupo

Mosca Centonze e la serva Clementina: due donne siciliane con le stigmate dell'esclusione e un destino di recluse. Mosca emigra in America giovanissima, nel 1910. Pochi anni e viene ricoverata nel sanatorio di Bloomfield dove conosce Rascia l'Armena, una donna più grande e più colta: da lei impara l'inglese, impara a disegnare, a guardare le stelle, a condividere il dolore sordo di una violenza subita senza potersi opporre. Dopo una traumatica operazione che la renderà sterile per sempre, diventa la donna di un boss che viene ucciso in un agguato. Poi, nel '36, torna in Sicilia. In paese spadroneggia il podestà Zafarana che, ossessionato dalla propria impotenza, uccide donne anziane, sevizia e castra gatti, si dà al male grottesco di piccole e grandi perversioni, disprezzato e odiato dai compaesani. La storia di Mosca e Zafarana, e quella in continuo contrappunto della fedele Clementina, analfabeta e vergine per sempre, si incroceranno nel segno di una vendetta trasversale che accumuna vittime e carnefici, senza distinguere fra le diverse incarnazioni della colpa. Sopra o accanto alle loro esistenze passa, vera trionfatrice, la sensualità mediterranea, il rigoglio generativo, il sesso e gli istinti, gli umori e gli odori della terra siciliana, i pregiudizi, i riti e le credenze della sua cultura. Romanzo della sterilità e della solitudine, quest'opera di Silvana Grasso è, per contrasto, un'apoteosi di sensazioni forti (fino al macabro), di eccessi, di sughi lutulenti e vitali, di magiche pulsioni. I due poli dell'universo che la Grasso narra, la partecipazione e l'estraneità, non prevedono mediazione alcuna, ma solo un'opposizione di destini e un intersecarsi di violenze.La lingua della scrittrice, lussureggiante nel lessico, nella sintassi e nel ritmo, ma sempre precisa e perspicua, dona a tale materia incandescente la massima capacità di coinvolgimento emotivo. Ne risulta un'opera ieratica come una tragedia greca, ricca ed elegante come una prosa [...]