Cesare Lombroso
Intorno alla metà dell'Ottocento le scienze della vita si propongono quale guida culturale mentre cambiano in Italia i modelli assunti dal pensiero scientifico e filosofico e dalle sue pratiche. Tra questi mutamenti inizia il percorso intellettuale di un giovane medico, Cesare Lombroso - il" fantastico Lombroso", ebbe a definirlo Sigmund Freud -, che diventerà uno degli scienziati piú popolari e discussi del tempo. In cima ai suoi progetti, attenti ai problemi della modernità, la fondazione di una scuola materialistica in Italia e una storia naturale dell'uomo, in cui l'antropologia occupi il posto della filosofia. Nasce cosí la nuova scienza dell'antropologia criminale, che si interroga sulla natura del delitto e sulla diversità del delinquente, segnala le sue anomalie fisiche e morali e conclude con l'individuazione del delinquente nato, del delinquente atavico che fa tutt'uno con il primitivo e con il selvaggio. Regressione dell'uomo ai caratteri ancestrali e paradigma della riemergenza del passato, l'atavismo sarà poi utilizzato da Lombroso come una categoria culturale flessibile, da applicare anche alla storia dei popoli (e servirà per esempio a interpretare l'arretratezza del Mezzogiorno). Il delinquente al posto del delitto - uno spostamento dell'osservazione che caratterizza la criminologia moderna -: questa la grande innovazione lombrosiana che rimette in questione il sistema del diritto penale e la filosofia della reazione al delitto e costituisce la base della nuova scuola positiva di diritto penale, inducendo una revisione profonda dell'idea di responsabilità e imputabilità. Negli ultimi decenni dell'Ottocento le idee lombrosiane circolano in svariati contesti italiani e internazionali, dalla sfera del diritto e della sociologia criminale al campo della psichiatria, della letteratura e della cultura politica. L'antropologia criminale si legittima come scienza della devianza e custode dell'ordine sociale, diventa dominante la tendenza ad affrontare i problemi che agitano la società contemporanea, dall'anarchia all'antisemitismo e in ultimo allo spiritismo, senza dimenticare la questione femminile. Anche se via via piú visibili e numerose appaiono ambiguità, inconsistenze e rischi - progetti di serrato controllo sociale, anche preventivo, accompagnano alcune proposte riformatrici -, nel sistema di Lombroso interviene una sostanziale rottura epistemologica. Esistono comportamenti anomali che rompono bensí le regole e trasgrediscono le norme, ma che appunto per questo stimolano con le loro innovazioni il progredire del corso storico. Sono le 'anomalie progressive', quella devianza positiva che intorno agli anni '90 Lombroso identifica con la figura del rivoluzionario, distinto dal delinquente politico, e con quella dell'uorno di genio, frutto di degenerazione ma portatore di creatività, protagonisti entrambi delle spinte evolutive. Nell'approccio naturalistico e dissacrante di Lombroso, arte e poesia tra gli alienati nascono dal 'lievito sublime' della follia, un intreccio che seduce gli scrittori e sconcerta i critici. Di fronte alla drammatica crisi che investe la società italiana nell'ultimo decennio del secolo, l'attenzione che fin dagli inizi Lombroso ha dedicato alle 'piaghe d'Italia' diventa piú vigile e militante (del 1893 è l'iscrizione al Partito socialista dei lavoratori italiani), le forti critiche rivolte al ceto politico si accompagnano alla scoperta della società di massa. Di questo, dei dibattiti e degli scambi, degli interrogativi e delle inquietudini che tra grandi consensi e dissensi accompagnano e investono le idee e l'opera di un uomo, tratta il libro.
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