Scritti civili
Massimo Mila. Mi chiedo perché il suo ricordo è così strettamente legato all'idea di civiltà. Era uomo di forti passioni. La musica di cui fu critico e storico eminente. La montagna, su cui si è dedicato a fondo e la cui memoria ha tradotto in un ininterrotto impegno civile. La passione di Mila fu sempre positiva; anche nei momenti più duri e sofferti egli affermò il valore della ragione e della dignità umana, guardò davanti a sé. Mila non concedeva nulla sui princìpi: si vedano la polemica con Togliatti sulla Sinfonia di Leningrado di Shostakovic, il rifiuto di ogni servile realismo socialista, la dura e molto azionista critica di Adorno e del suo altezzoso disprezzo per il mondo in cui vive. Così Mila rifiuta il totalitarismo sovietico e anche, senza risparmio, tutta l'ideologia comunista ma rispetta e ama i comunisti in carne ed ossa del suo tempo e ne esalta l'italianità e soprattutto la concreta ansia di libertà. Tutta l'opera di Mila è sotto il segno della libertà. Solo così si spiega quell'allegria carceraria dei lunghi anni di Regina Coeli che io ebbi la ventura di vivere con lui e con altri come lui. "Avevamo - scrive Mila - l'intima certezza di essere i soli uomini liberi in Italia".(Foa, Vittorio)
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