La disarmonia prestabilita. Studio su Gadda
Pubblicato nel 1969, questo libro - ora riveduto e arricchito di nuovi studi - è uno dei documenti più significativi dell'interesse che negli ultimi decenni ha circondato l'opera di Gadda: un interesse così acceso da provocare una messa a punto di Moravia che su "Nuovi Argomenti" ne lamentò la componente snobistica e conformistica, escludendo tuttavia dalla sua censura il "notevole studio di Roscioni". Il primo a segnalare il libro era stato Parise che nel "Corriere della Sera" l'aveva definito una "piccola perfetta antologia di batteri-campione del 'morbo di Gadda'", osservando come "una discesa speleologica a tali profondità nell'Ade gaddiano" non fosse stata fino allora tentata. Pure nel "Corriere" Arbasino rilevò che "nel magma delirante dove i vecchi recensori scorgevano tutt'al più 'coacervi' o 'congerie' di tipo neurotico o materico, un nuovo saggista agguerrito come Roscioni individua piuttosto una tecnica conoscitiva e una visione dell'Universo". Secondo Manganelli il saggio era "fascinosamente duplice": Roscioni, egli precisò nell'"Espresso", "ha interfoliato due discorsi critici, uno dominante, l'altro che gli fa sommesso contrasto; e mentre enuncia le tesi che lo guidano nell'indagine, meticolosamente compila il catalogo delle eccezioni e delle contestazioni: preclaro esempio della coincidenza di onestà e ambiguità". 'La disarmonia prestabilita', scrisse Calvino sul "Giorno", "segna un momento nuovo, un nuovo modo di leggere un autore".
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