Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana

Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana

Centododici partigiani e patrioti vengono catturati dai tedeschi o dai fascisti e già sanno (o presentono) che saranno "giustiziati" cioè uccisi dal plotone d'esecuzione o dalle torture che verranno loro inflitte. Scrivono ai familiari, alla madre, alla sposa, all'amata, ai compagni di studio, di lavoro, di vita. Appartengono a vari ceti sociali, provengono dalle esperienze più diverse, sono stati presi (e saranno sorpresi) nei luoghi e nelle condizioni di lotta più disperate. Tutti vivono, per la prima e l'ultima volta, l'atroce esperienza di un "tempo breve eppure spaventosamente lungo, in cui si toglie all'uomo il suo più intimo bene, la speranza": e in cui sono costretti, in preda allo smarrimento e all'angoscia, a "dare ordini" al proprio destino e al proprio animo.Sono parole dell'ampia e commossa prefazione che Enzo Enriques Agnoletti scrisse nel 1945 per la prima edizione di questa raccolta, uscita nei "Saggi" a cura di Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli. Da allora altre undici edizioni sono succedute nella stessa collana, e quattro negli "Struzzi". Questa è la prima negli "Einaudi Tascabili". "Meditate - ha scritto Franco Antonicelli - queste lettere non possono non essere comprese nel loro infinito valore, e, comprese, non possono non chiarire i nostri giudizi e migliorare i nostri animi".
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