Il linguaggio dell'arte romana

Il linguaggio dell'arte romana

Nella Roma all'apice dello splendore, l'arte diventa veicolo privilegiato per esprimere messaggi non solo estetici ma anche politici, ideologici e morali: forme specifiche, mutuate dall'arte greca, comunicano altrettanti valori specifici, squisitamente romani. Tali forme diventano così standard, simboli costantemente ripetibili e riconoscibili da ogni abitante dell'impero. L'ecclettismo dell'arte romana non va dunque letto come fenomeno di decadenza del gusto, ma come consapevole esigenza di creare un sistema semantico organico e statico. Ipotesi che nel corso del libro trova conferma nel serrato confronto tra opere d'arte romana e originali greci: in particolare le raffigurazioni di battaglie e di riti religiosi, quali le processioni, dove la componente simbolica si fa più evidente e dove più chiaramente emerge la tipizzazione delle forme. Si delienano così i contorni di un linguaggio figurativo coerente e di grande immediatezza espressiva, capace di trasmettere messaggi di forte impatto emotivo, secondo schemi non dissimili da quelli dei moderni mass-media.
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