L'invenzione del Monte Bianco
La conquista del Monte Bianco - avvenuta nel 1786 - segna una svolta storica nella concezione dell'alta montagna. l'impresa annuncia l'avvento di una mentalità nuova, che concepisce la montagna non più come spazio ignoto, sterile, orrido, bensì come variante moderna del paradiso terrestre, luogo privilegiato per lo studio scientifico dei segreti della natura e per la contemplazione delle sue meraviglie. Ma com'è possibile che la massima vetta delle Alpi - da sempre sotto gli occhi dell'Europa - sia stata avvistata solo intorno alla metà del Settecento e conquistata trent'anni più tardi? Come si spiega che gli scienziati illuministi e i primi viaggiatori romantici si siano trovati alle porte di casa un autentico continente inesplorato? Prima di essere conquistato, il Monte Bianco ha dovuto essere scoperto, anzi inventato. Riaprendo le indagini sulle origini del moderno atteggiamento nei confronti della natura non addomesticata della montagna, Joutard ritiene che le nuove curiosità siano nate più dall'iconografia che dalla letteratura. Per questo riesamina la storiografia alpinistica - sistemata a fine Ottocento - integrandola con fonti inconsuete e ricostruendo un'intera vicenda culturale. Dalla salita di Petrarca al Mont Ventoux (1336) e dalla strabiliante impresa del Mont Aguille, scalato su ordine di Carlo III (1492), attraverso Leonardo, Brueghel e i paesaggisti rinascimentali, passando per il circolo di umanisti riformati della Svizzera tedesca, seguendo le relazioni dei viaggiatori alpini, le conquiste dei cartografi, le scoperte dei naturalisti e dei primi glaciologi, Joutard ripercorre le tappe della maturazione dell'idea di montagna dal Medioevo all'Illuminismo e ci racconta come una nuova figura della realtà e dell'immaginario si sia radicata all'interno della cultura occidentale.
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