Nuove poesie-Requiem
Ciò che accomuna le "Nuove poesie" è la poetica dell'oggetto; vale a dire una poetica orientata verso la rivelazione delle cose (oggetti inanimati, animali o esseri umani) sottratte alla invadenza ed effusività dell'io, brulicanti di individualità , che si aprono a ventaglio nel mondo esterno, tenute insieme soltanto da un principio formale e prospettico, non da un tema e da una tendenza. Naturalmente anche Parigi come scenario sociale vissuto e letterariamente consacrato concorre al senso di compattezza che emana da queste pagine. Un'aria familiare e insieme tormentosa è quella che Rilke respira nelle "Nuove Poesie". Sicché egli guarda alla metropoli con la massima tensione verso l'obiettività , ma anche con quella attenzione sospesa tra fascino e orrore che ritorna a ogni passo anche nei "Quaderni di Malte Laurids Brigge". Manca Malte come centro prospettico (e sia pure specchio deformante e vacillante) a tenere i fili in quel labirinto. Mentre c'è il paesaggio che egli vede e impara a vedere. E la sua esperienza. Poiché, lo dice Malte, "i versi non sono, come crede la gente, sentimenti, ... sono esperienze. Per un solo verso si devono vedere molte città , uomini e cose, si devono conoscere gli animali... si devono avere ricordi di molte notti d'amore... E anche avere ricordi non basta. Si deve poterli dimenticare, quando sono molti, e si deve avere la grande pazienza di aspettare che ritornino".
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