Il vaso di Pandora. I mutamenti di un simbolo
Tutti ne conoscono il mito. Pandora è l'immagine di una donna bellissima, plasmata con terra e acqua da Prometeo oppure, secondo una diversa versione, da Efesto su istigazione di Zeus. Animata da Atena, con l'aiuto del fuoco rubato dal cielo, e condotta sulla terra da Ermes, diventa sposa di Epimeteo, fratello di Prometeo, e, in circostanze imprecisate, apre il fatidico vaso contenente (secondo la tradizione più accreditata, ma non l'unica) tutti i vizi dell'umanità.Malgrado queste e altre informazioni a nostra disposizione, Pandora resta una figura enigmatica. Perché l'apertura del vaso? La risposta tradizionale che l'attribuisce a una innata curiosità femminile non trova conferma, anche perché le fonti più antiche non menzionano alcun esplicito divieto ad aprire quel contenitore. E poi, quel vaso era proprio un vaso, o non era forse una scatola o, più propriamente, una giara?A queste e altre domande tentano di rispondere Dora e Erwin Panofsky con questo libro, ormai ritenuto un piccolo classico della letteratura artistica.Per dissipare le ombre era necessario in primo luogo colmare la lacuna storiografica su quanto era accaduto dal momento della rinascita del mito di Pandora nella Francia rinascimentale alla sua ripresa nell'omonima opera teatrale di Goethe. Con un procedimento loro consueto, gli autori incrociano fonti letterarie e iconografiche, muovendosi con agio nei meandri dell'erudizione rinascimentale e barocca per costruire un racconto avvincente, dove ogni scoperta apre ulteriori interrogativi, come in un gioco di scatole cinesi. Si recuperano così, passo a passo, le ragioni del fascino di una figura mitologica che, forse proprio per l'indeterminatezza dei suoi contorni, ha conservato nel corso dei secoli una stupefacente vitalità.
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