Lo schiavo del manoscritto

Riattraversando di continuo i sottili confini che separano l'oggi da secoli apparentemente remoti, con in mano soltanto un frammento di una lettera scritta da un mercante arabo del XII secolo, Amitav Ghosh si mette alla ricerca di un ignoto schiavo indiano, di cui non conosce neppure il nome, e che tuttavia gli appare come una chiave per intendere e raccontare una Storia fatta di tante storie, diaspore e guerre, tradizioni e incontri, rotture e sparizioni.Punto di partenza e centro della vicenda sono due piccoli villaggi egiziani -non lontani dal Cairo, la Madre del mondo- luoghi di uno straordinario apprendistato linguistico e umano. Nei vicoli in terra battuta dei villaggi, nelle amicizie con i loro abitanti, nel profondo rispetto reciproco malgrado le molteplici differenze, si pongono le premesse della lunga indagine, quasi un'ossessione che condiziona la vita dello scrittore per più di dieci anni. Gosh insegue lo schiavo, schiavo a sua volta dell'antico manoscritto e del misterioso personaggio che si affaccia tra le righe. E rintracciandone le radici, i movimenti e il nome, ricostruisce una storia affascinante, un meraviglioso romanzo in cui tutto è rigorosamente vero. Ombra consapevole dell'antico schiavo, il moderno ricercatore percorre un duplice itinerario: quello nell'universo medievale, lungo le rotte mercantili che dal Maghreb all'Egitto, attraverso il deserto e l'Oceano, portano in India, sfiorando al ritorno la Sicilia e la Spagna, in un cerchio spaziale che suggerisce la possibilità di una scoperta e di una ricomposizione; e quello nell'universo contemporaneo di archivi e biblioteche, lungo le rotte aeree che lo conducono più volte da oriente a occidente e ancora a oriente, da una religione all'altra, da una lingua all'altra, sempre passando per quei due villaggi egiziani, trasformati da migrazioni e guerre e tuttavia inestinguibili, luoghi simbolici di un'origine comune che non può essere cancellata. Se è vero, come dicono gli indiani, che [...]