A mosca cieca
Leggerezza melodica e facilità del narrare finiscono per sottolineare le frizioni epigrammatiche, le improvvise accensioni gnomiche, uno sguardo acido e impertinente sul reale. Si tratti del solitario "teatrino" ideato per il giorno di Pasqua, di "denti lavati" prima della partenza, o del ritorno della lucciola, la realtà più ovvia nasconde sempre un che di imprevisto e vertiginoso: "Quando non hai quello che ami/ama il reale che trascina a fondo". Trasparenza prosastica e aderenza millimetrica alla realtà rappresentano dunque il nullaosta ultimo per un'immersione nelle nostre inquietudini più profonde, eppure tangibili. Giocare (ed essere giocati) "a mosca cieca" nel mare delle parole implica il rischio di sfiorare, attraverso la felicità delle parole stesse, l'enigma delle cose. E'l'invito di questa raccolta; un invito attraente e conturbante, come raramente accade nella poesia d'oggi.
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