La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene
La scienza in cucina oltre ad essere quel delizioso ricettario che tutti, almeno di nome, conoscono punto fermo della tradizione culinaria italiana, e perfetto manuale di alimentazione saporita e, insieme, equilibrata, svolse anche in modo discreto, sotterraneo, impalpabile, il civilissimo compito di unire e amalgamare, in cucina prima e poi, a livello d'inconscio collettivo, nelle pieghe insondate della coscienza popolare, l'eterogenea accozzaglia delle genti che solo formalmente si chiamavano italiane. In quei tempi in cui i mass media erano ben lontani dal far sentire la loro irresistibile azione, l'arguto libretto tosco-romagnolo dell'amabile banchiere di Piazza d'Azeglio s'insinuò bonario e sornione in moltissime case di tutte le regioni del paese. Mai occulta persuasione fu più semplice e umana, mai il prodotto in vendita conobbe un livello tanto elevato di buon gusto, cultura, civile divulgazione. Le varie cucine regionali italiane vi trovarono accorto dosaggio e quindi un rilancio su scala nazionale: fu estratto da esse non diciamo il meglio, ma quanto poteva essere confezionato per il gusto comune senza eccessive ripugnanze campanilistiche, quanto poteva arrivare alla tavola dell'italiano medio, tenuto presente il potere d'acquisto della famiglia medio-borghese.
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