Sull'assoluto. Per una reinterpretazione dell'idealismo hegeliano
Attraverso un movimento teoretico da ogni "pensiero alla moda", così come da ogni sclerotizzata tradizione accademica, questo libro di Massimo Donà fornisce una rivisitazione dei luoghi più ardui ed epocali della riflessione hegeliana. Quei luoghi in cui Hegel si incontra con la grande teologia dell'Europa o Cristianità (Agostino), con la "rivoluzione" del Moderno (Kant), con il pensiero contemporaneo della crisi (Adorno). Donà critica per linee interne, nella loro struttura teoretica, quelle interpretazioni dell'idealismo hegeliano, di matrice essenzialmente post-nietzschiana e post-heideggeriana, che pretenderebbero di risolverlo in affermazione del dominio del pensiero sull'essere, in superamento della contraddizione in conciliazione dialettica degli opposti, in immanentismo. In pagine di notevolissima penetrazione, Donà spiega come la "struttura originaria" dell'Assoluto hegeliano non consista affatto in un processo che nega l'alterità dell'altro, l'opposizione reale, ma nel penetrarla, e cioè nel superare la negatività immediata dell'opposizione, la reciproca estraneità o negatività degli opposti, e nel dimostrare che proprio in quanto opposti, gli opposti si identificano, e, in quanto uguali a sé, sono indisgiungibilmente connessi al proprio altro. Il coglimento di questa "struttura originaria" permette a Donà di liberare il terreno da tutta una serie di immediate contrapposizioni, frequentatissime da un pensare contemporaneo che crede di potersi scrollar di dosso Hegel drammatizzandone sentimentalmente qualche momento: la contrapposizione finito-infinito, quella necessità-libertà, la presunta negazione della negatività della potenza nella positività dell'atto. E il libro, alla fine, concorda davvero con la più profonda (e forse a volte tradita) consapevolezza di Heidegger: che non soltanto siamo ben lontani dall'aver "superato" Hegel - non siamo ancora riusciti a comprenderlo.
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