L'ipocrita
Scrittore realista, dotato di una percezione acutissima di quella psicopatologia della vita quotidiana attraverso cui si esprime il malessere di un'epoca, Vincenzo Cerami ci cala in questi racconti, tanto più terribili e coinvolgenti quanto più anodina e ordinaria è la materia di cui sono fatti, in un universo medio, né sublime, né reietto. Lo sguardo di Cerami entra negli appartamenti, nei salotti, nelle camere da letto, si insinua nei recessi segreti a fotografare il miscuglio di angosce, di meschinità di strambi ideali e improvvise emozioni che muovono i personaggi di questa sua minima commedia umana. La scrittura fonde la fredda precisione del clinico a una pietas che svela la vocazione etica dell'autore e rende questi racconti piccoli capolavori di umorismo livido e glaciale. Dall'ambiguo disegnatore di fumetti che non distingue più la vita reale adalle sue storie a strisce, all'autista devoto che organizza intorno al letto del padrone moribondo una sinistra festicciola di spiantati. Dai maniacali rituali erotici di un'incogrua coppia di amanti che fanno precipitare una notte d'amore in un balletto di orrore cosmico, fino al giovane assassino vittima e complice di un sofisticato gioco di ipocrisie. Tutti i personaggi cercano goffamente o in modo pazzoide e infantile, o con cieca determinazione, un "senso" che vada oltre il loro rabbioso e creaturale istinto di sopravvivenza. E' in questo ttimo di smarrimento, in questa confusa percezione del vuoto che essi mostrano il loro volto più vero. E l'ironia discreta e mai irridente di Cerami nasce proprio da questo "sentimento del vuoto" e dal risibile e tragico tentativo di renderlo innocuo.
Momentaneamente non ordinabile