Orfeo. Il mito del poeta
Il mito di Orfeo come rappresentazione del rapporto che lega l'arte alla vita, e in particolare all'amore, alla morte, al dolore; come incarnazione della pretesa umana di poter conoscere la radice recondita delle cose. Charles Segal illustra e ripercorre questo mito nelle sue principali versioni letterarie, a partire dal quarto libro delle Georgiche di Virgilio, passando per Ovidio e per Seneca, fino all'Orfeo. Euridice: Hermes e ai Sonetti a Orfeo di Rilke. Il motivo conduttore del libro è nell'oscillazione del mito, attraverso le diverse interpretazioni, fra una poetica della trascendenza, che rivendica il potere della poesia, del canto e dell'immaginazione sulla necessità naturale - ivi compresa la necessità ultima, la morte - e una poetica che invece ne celebra il totale coinvolgimento nel flusso vitale. Orfeo è dunque figura ambivalente, che ancora oggi esprime il duplice atteggiamento possibile nel pensare l'arte e la sua ambiguità essenziale. Punto di partenza, pur o proprio nella sua problematicità, di ogni riflessioni estetica.
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