Le commedie. 9.Coppia aperta, quasi spalancata
Da "La casellante" del 1962 a "Lettera dalla Cina spedita a Parigi da una ragazza di Pechino" che è dell'anno scorso, Dario Fo e Franca Rame ci insegnano, in questa nuova silloge, nutrita di quindici commedie (la nona del loro Teatro completo, la raccolta più ricca e più in fieri dell'intera drammaturgia novecentesca), l'arte di affrontare i nodi cruciali della socialità contemporanea sotto l'angolo visuale dello smascheramento satirico e della deformazione grottesca: e, in questo modo, ci rieducano ad insidiare, nei soprusi più vistosi e triviali, quel potere che ha fatto, della "recita della disattenzione" il suo alibi costante. "Il potere - scrive Dario Fo nella sua incisiva premessa - ha imparato a non reagire davanti a qualsiasi provocazione, digerisce tutto come il boa costrictor... Ma non bisogna lasciarsi scoraggiare. Bisogna continuare imperterriti". Con un ardore polemico che sembra non conoscere cedimenti, Fo e la Rame proseguono dunque, attraverso questi copioni, il loro discorso su quel teatro "dialettico e alternativo", che li ha imposti all'attenzione del pubblico di tutto il mondo. Ma se il loro "teatro-contro" continua ad arricchirsi di adepti (fioriscono le messinscena dal Giappone alla Svezia, dagli Stati Uniti all'America Latina), è perché è grande "teatro teatrale". Erede della più pura tradizione scenica dell'età moderna (quella che ha il suo vertice nel binomio Commedia dell'Arte-Molière), la drammaturgia di Dario e Franca è fatta di un mirabile tempismo, di una perfetta connessione narrativa, di una stringente vena parodica: e attraverso la parodia, che è mimesi dissacrante e catartica, riesce a farci ritrovare intatte le ragioni dello sdegno morale e del dissenso civile.