Ritratti arbitrari
" Come tutti i grandi ritratti Pericoli punta all'anima, sia quando c'è sia quando non c'è, e spesso, col ritrarre un volto, di fatto ritrae un pensiero, una visione del mondo, uno stile poetico o narrativo". Così Umberto Eco nell'Introduzione al presente volume, definisce l'orizzonte di senso dell'opera di Pericoli. Se la giustizia è una questione fisiognomica, come diceva Saba, i ritratti di scrittori e intellettuali che qui s'impongono, scaturiti dalla purezza della linea, confermano quella massima e "moralità".Pericoli si approssima discretamente ai volti dei "suoi" autori, ma anziché registrarne i lineamenti "obiettivi" o deformarli secondo una facile prospettiva caricaturale, li fissa con lo sguardo del cuore, ossia con lo sguardo in cui la perenne leggerezza dell'ironia e l'imperativo categorico dell'espressione si incrociano pacificandosi nella definitività del segno. Oltre questa misura si estende la zona del nondetto, delle allusioni che ogni ritratto implica e che vengono qui potenziate dalla citazione di brani e frasi degli autori. A questo punto, la segreta complicità fra immagine e linguaggio si chiarifica e si implica, per poi tornare subito all'alveo delle lievi analogie, dei richiami, dei pensieri che sono nall'aria ancor prima che sulla pagina scritta o disegnata. E nel gioco del disegnatore con i suoi personaggi, ecco inserirsi il terzo uomo: il lettore.
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