Studi sulla scultura gotica in Italia
Negli anni di più operosa maturità, Giovanni Previtali affrontò in modo sistematico una questione che gli stava a cuore da tempo, la scultura tre e quattrocentesca. Un territorio culturale malfido, per assenza di studi significativi, di strumenti sicuri, di indagini preliminari, su cui Previtali mostrò di sapersi muovere con una capacità critica e con una serie tale di attenzioni tecniche e formali, che i suoi interventi diventarono subito un punto di riferimento di grande intelligenza e di larga possibilità di sviluppo e di arricchimento. Anche per merito di questi saggi un settore fino a ieri tenuto a margine dagli studi più attenti comincia ad entrare negli interessi degli storici avvertiti e si rivela ricchissimo di suggestioni per la stessa riflessione sulla pittura, e, più in generale, sull'arte in età gotica ed immediati contorni. Una strumentazione filologica di gran rigore ed una curiosità intellettuale vivacissima, erano stati, fin dagli anni sessanta, poste da Previtali al servizio di indagini che non potevano non colpire gli studiosi. Indicazioni stilistiche, tecniche o soluzioni formali venivano da lui integrate in dati più complessi, fino ad offrire rari tagli geografici o inattese definizioni di ambiente artistico (ed a ragione, Luciano Bellosi, che firma la prefazione a questo fondamentale volume, osserva che il capolavoro di Previtali è il saggio su Marco Romano: per rigore di metodo, per capacità di una serrata analisi, che permette allo storico di collegare, in totale assenza di documenti tre grandi esiti della scultura italiana, ubicati in centri lontani, e senza nessi apparenti tra loro). Se Previtali non riuscì a preparare il libro che più gli interessava, sulla scultura policroma d'età gotica nell'Italia Centrale, molti dei risultati più fermi, che sarebbero stati al centro del suo lavoro, li riversò negli studi, nei saggi, nelle ricerche che qui si raccolgono.
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