Il richiamo all'ordine
Parigi subito dopo la prima guerra mondiale: in una società culturale estremamente vivace e attenta ad ogni attualità ed innovazione, zeppa di personaggi e protagonisti come è giusto sia una capitale delle arti e del costume artistico, la parola d'ordine è portarsi al di là delle avanguradie, superare gli estremismi formali e le invenzioni del modernismo. Entri nel gioco la guerra, da poco finita, o si riprendano più antiche suggestioni, in ballo è "il ritorno all'ordine": no ai progetti più o meno utopici di un rinnovamento totale della cultura europea; si ad una maggiore aderenza a gusti e intenzioni consacrate.Ma con una vivacità ed un'ironia che tengano desti in tutti il piacere dell'intelligenza e la leggerezza di una fantasia capziosa e sofisticata. Una sorta di austerità giocata fra lirismo e compiacimento intellettuale, fra gusto dei risultati artistici e attivismo colto.protagonista della stagione fine anni Dieci inizio anni Venti, si autoproclama Cocteau, col suo presenzialismo, il protagonismo da dandy scanzonato, con la grande quantità di scritti, creativi e di commento, aforismi capaci di indirizzare un gusto, e sfoghi autobiografici. Il gallo che canta il risveglio e l'Arlecchino che interpreta il nuovo dei tempi con un filo di melanconia, sono i simboli di questa molteplicità di intenti: gli aforismi, i saggi, le polemiche dei libretti, delle conferenze, dei saggi, che Cocteau aduna in un breve giro di anni, rappresentano il tentativo di dare unità a questa dispersa sarie di atteggiamenti.C'è la chiacchiera, l'entusiasmo, una sorta di filosofia del tempo, la spettacolarità dell'intelligenza a prova di protagonista: ma ci sono anche private vicende, passioni, amori, fantasmi di diretta psicologia.
Momentaneamente non ordinabile