In capo al mondo
"Adesso i racconti sono molto meccanici, escono per lo più da macchine, televisori, cinema, radio, registratori, stampanti - ma una volta no, erano carnei, fatti a bocca. Ancora oggi, in certi mercati di funghi, sento raccontare vecchi trovatori di porcini, o ex commercianti di cavalli, o anche di notte certi orchestrali che tornano dalle tournée brevi. Ci sono ancora di quelli che raccontano, ad esempio qualche genitore ai figli, o una sposa che conosco avente gran paura la prima notte, essendo vergine, per intenerire lo sposo. Ci sono anche certi turchi che suonano il flauto alle pecore in Anatolia, e da noi donne che attaccano bottone e raccontano tutta la parentela e ele storie dei morti e degli amanti. Ci sono anche delle vecchie (due) sedute fuori dal cimitero di Pava che sanno molte storie delle persone sepolte. C'è dentro di noi qualcuno che sa storie a bocca e lascia a bocca aperta noi stessi. Io quando posso e ho la buona vena vado in qualche posto e racconto a piccoli pubblici, per lo più di conoscenti, le storie che ho scritto. In questo libro c'è la storia di Lorenzo, innamorato di Irene, che è andato a suonare per gli occhi e gli orecchi non solo degli uomini, fino in capo al mondo... In capo al mondo è il posto più lontano in cui le anime sanno arrivare, sia dentro, sia fuori di sé".
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