Arnaldo da Brescia nelle fonti del secolo XII
Di Arnaldo da Brescia - il discepolo di Abelardo che fu nel secolo XII tra i maggiori assertori di una riforma politica e religiosa e che pagò con la vita la sua avversione al potere temporale dei papi - non ci è pervenuto alcun scritto. Di lui e della sua vita parlano un piccolo nucleo di documenti di varia natura, che l'arte combinatoria di alcuni storici ha manipolato al fine di ricavarne un attendibile profilo biografico: integrando i vuoti con ipotesi verosimili e ricostruendo un comune tessuto connettivo per materiali talvolta assai disparati. Arsenio Frugoni, in questo celebre saggio del 1954, riconosciuto come una delle più illuminanti lezioni della nostra storiografia, ha smontato questa intelaiatura di riferimenti e di interpolazioni interpretative, proponendo - per ritrovare davvero Arnaldo - di ritornare alle fonti riconferendo a ciascuna di queste la propria identità, la sua precipua capacità di essere soprattutto testimone si se stessa prima ancora che possibile trave di una architettura filologica.Liberate dall'obbligo di doversi combinare per restituire una raffigurazione oleografica, le testimonianze di Ottone di Frisinga, di Gerhoh di Reichersberg, di Bernardo di Clairvaux o dell'anonimo poeta lombardo, sono così divenute, più autenticamente, i molti angoli visuali da cui guardare i problemi di un'epoca; e lo stesso Arnaldo, cadute le incrostazioni di una interpretazione di comodo, ha ripreso il vigore di una realtà avvertita nelle sue diverse reazioni ai fatti, il contorno di una fisionomia riconoscibile in controluce piuttosto che immaginata nell'artificio di una impossibile omologazione dei punti di vista.
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