Teatro. 2.
Per esplicita ammissione delo stesso autore, il teatro di Ionesco si ricollega alle esperienze drammatiche compiute intorno al 1920 dai dada e poi dai surrealisti. Si potrebbe anzi dire che nell'arco della sua attività lo scrittore ha ripercorso - con indubbia autonomia fantastica e con gli inevitabili aggiustamenti richiesti dal tempo diverso - un cammino che lo ha portato da una apparente gratuità prevalentemente provocatoria ad una sorta di "impegno" ribelle, dominato intimamente da angosce ossessive. Di tale cammino questo secondo volume del Teatro ci dà la possibilità di seguire il tracciato, giacchè, accanto ad alcuni scherzi giocosi che risalgono agli anni della "Cantatrice calva", offre tutte le opere recenti, sino alla sterminata e convulsa "La fame e la sete", vera e propria summa di motivi ioneschiani.Nel teatro dello scrittore sono sempre stati presenti motivi dominati da un senso di decomposizione della materia, percepiti dal drammaturgo come autentici incubi di una preistoria palustre. Questi spunti sono andati gradualmente dilatandosi ("Il re muore") ma anche, curiosamente, mescolandosi ad un'altra serie di spunti, di tipo opposto, quindi luminosi - la "città radiosa" che affascina il primo Berenger - materializzandosi, in certo senso, di idealità allo stato puro, al modo dell'oro nella pittura medievale.Proprio tra questi due estremi si è sviluppato il teatro di Ionesco, in una affannosa e asistematica ricerca del senso del contrasto e quindi delle ragioni esistenziali. Da tale ricerca, quell'aria stranamente faustiana propri, in particolare, dell'ultimo Ionesco.Attraverso il tempo sono comunque restati nello scrittore il gusto e la capacità di materializzare con grottesca immediatezza temi e fantasie, di dar corpo a problematiche e incubi. Come è restato il gusto per il giuoco verbale, unito ad una grande abilità di costruzione drammatica, illuminata da sprazzi di intelligenza feroce.Se è evidente, in questo teatro, un costante [...]
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