L'annaspo
In una grande città, ai giorni nostri. Casamento popolare. "Nel casamento, una abitazione e una stanza in particolare. E' la vecchia sartoria del padre di lei, pazzo, ricoverato in manicomio. Sono rimasti lì, Lino (Randaccio) e Ada Mariglia, marito e moglie. Vivono evidentemente in indigenza, appena controllata dall'accortezza di lei. Che cosa fanno? Lui, Lino, allo stato presente, è associato a una zecca clandestina, spaccia biglietti di banca falsi, ne cava "provvigioni"... In un certo senso è uno che "guarda in su". Non ha una levatura, di nessun genere; si compiace di una generica ambizione, trattata, nell'intimo angusto del suo cervello e del suo animo, alla stregua di una molla morale e, in parte, di un diritto; confusamente, ma caparbiamente, riguardo a certi aspetti del suo rapporto con la vita degli altri, si sente "fuori posto". Lei, Ada, si è sempre rifiutata di "fare la sarta". Odia il padre (orfana di madre), con cui ha vissuto sordidamente, aiutandolo, fin che ha potuto, a smaltire le sue umiliazioni. Il padre, Vincenzo Mariglia, un uomo piccolo, magro, nervoso, categorico...Adoperandosi in libertà, Ada ha amato e ama il Randaccio. Gli ha scaricato addosso il suo diritto di essere. Ne ha capito subito i limiti e il rischio. Questo non le è importato. La sua coscienza non chiede contropartite amorose o coordinamenti o equilibri di nessun genere nel rapporto con lui. Ci si è ostinata subito e difende la sua ostinazione, soprattutto con se stessa..."
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