I figli degli altri
In primo piano ci sono loro: quelli che un tempo erano chiamati scolari. Emergono l’intrepido Scardozza, la struggente Mia, Gianni dal Senegal, Alberto che alla lavagna scrive frasi che sembrano codici fiscali. Gli insegnanti si alleano quando non si dichiarano arcinemici. I bidelli, forti di una condizione di mezzo che li rende indispensabili, sembrano giocare la carta di una distanza che talora è assenteismo, talora indifferenza, spesso commedia. Un inferno, forse. Un delirio, ovvio. Un teatro dell’assurdo. Ma salda come una pietra la certezza che chi lavora in questo universo si sta prendendo cura dei “figli degli altri”, dove i figli sono sempre più figli e gli altri sono sempre più altri. Si scopre che le scuole elementari, ultima eccellenza di un sistema complesso, si stanno decomponendo, forse per lasciare spazio a una nuova sfida, che non è soltanto didattica.