Baracca e burattini
Elle fa l'attrice con convinzione e con altrettanta convinzione dipende da sostanze psicotrope. Alle sue spalle c'è la storia di una famiglia che si allunga dal Secondo conflitto mondiale sino al nostro presente. Dal nonno Ermes in avanti, un solo destino: quello che spezza, che consuma, che frantuma. Nessuno sa veramente restare (metaforicamente e non) dov'è, e in effetti ricorre di generazione in generazione l'espressione "fare baracca e burattini". Nessuno sa tenere le persone che ha amato o quello che ha costruito. Tanto più il padre di Elle, Ranieri, che crede, da medico, di poter sollevare dal dolore e dalla vita i malati terminali e si trova al centro di una campagna mediatica che, nel corso del tempo, lo svilisce ("il medico che voleva giocare a fare Dio") e lo espone a relazioni pericolose. L'unico luogo che calamita episodicamente le tre generazioni è la Casa Blu, una capanna vicino al mare che, con il tempo, è diventata un rifugio, uno studio, una residenza.Proposto da Massimo Gramellini al Premio Strega 2025 con la seguente motivazione:«Confesso di avere un debole per le storie familiari che incrociano la Storia, e quella di Buzzolan abbraccia un intero secolo (dal 1925 al 2025), attraversando quattro generazioni. Poi c’è la lingua. Limpida, letteraria, però mai compiaciuta. E non era facile, perché l’autore ha scelto di affidare il racconto a sei voci narranti (Eros, Emma, Elle, Ranieri, Tonino e Ada). I narratori si alternano – ora integrandosi a vicenda, ora rettificandosi, ora addirittura contraddicendosi – alle prese con il destino comune che pare segnare la famiglia, quello di “piantare baracca e burattini” e di andarsene sempre, da tutto e da tutti, si tratti di una scelta lucida e consapevole, di una costrizione, di una resa o di una fuga vigliacca. Dalla Resistenza al boom economico, dagli anni Settanta ai giorni nostri, i personaggi di Buzzolan – non semplici “funzioni” del plot, ma vere e proprie persone di cui pare possibile, pagina dopo pagina, sentire le emozioni – attraversano il secolo, i suoi sogni e i suoi orrori, allontanandosi continuamente dal proprio centro e continuamente tentando un ritorno che soltanto a uno di loro sarà consentito. C’è però un luogo capace di attrarli con costanza, una sorta di campo-base a due passi dal mare: la “Casa blu”, nata negli anni ’30 come baracca e cresciuta nel tempo fino a diventare dimora accogliente. È lei – autentico personaggio vivente – la testimone di tutte le loro scelte, degli amori, degli scontri, delle generosità e delle miserie. Soprattutto, è lei la custode – assai gelosa – del segreto che ha dannato l’intera famiglia e che, in pari tempo, potrebbe redimerla. Sono convinto che un’opera come Baracca e burattini, tanto geometrica e appassionata, tanto lucida e sconvolgente, figurerebbe degnamente tra i candidati al Premio di quest’anno.»
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