Vita privata di una spia. Le lettere di John le Carré (1945-2000)
Scrittore di riferimento per il suo tempo, il romanziere britannico John le Carré si è lasciato alle spalle un tesoro di lettere quando è morto, all'età di 89 anni, alla fine del 2020. Ci sono missive ai membri della famiglia, a politici, come Margaret Thatcher, attori come Hugh Laurie e Gary Oldman, colleghi romanzieri, come Philip Roth, John Cheever, Ian McEwan, Tom Stoppard, William Burroughs e Graham Greene, alle spie di oggi e a quelle di ieri, a sconosciuti in cerca di consigli, agli amici di una vita e a Jane, sua moglie per 48 anni. Tim Cornwell, il terzo dei quattro figli di le Carré, si è assunto il compito immane di organizzare questo materiale. Il risultato mostra l'autore al suo meglio: erudito, supponente, combattivo, arguto e riflessivo. Vita privata di una spia abbraccia sette decenni: (dal 1945 al 2020) e racconta non solo la vita dello scrittore, ma anche i tempi turbolenti di cui è stato testimone. Partendo dalla sua infanzia negli anni '40, l'epistolario include i resoconti del periodo trascorso a Oxford e dei giorni in cui insegnava a Eton. Descrive il suo ingresso nell'MI5 e la cortina di ferro, nonché il fiorire della sua carriera di romanziere. Attraverso le sue lettere incontriamo le Carré che scrive a Sir Alec Guinness per convincerlo ad accettare il ruolo di George Smiley nella trasposizione cinematografica del romanzo, e più tardi che discute dell'immoralità della Guerra al Terrorismo con il capo del servizio di sicurezza interno tedesco. Alcune lettere provengono da un archivio che le Carré conservava nella sua casa in Cornovaglia. Altre sono state raccolte da biblioteche, agenti, editori, amici e parenti. Ne emerge un ritratto indimenticabile non solo dello scrittore e dell'intellettuale globale, ma anche dell'uomo nella sua vita privata, eccezionale, come quella dei protagonisti dei suoi romanzi.