Una strana nebbia. Le domande ancora aperte sul caso Moby Prince

Una strana nebbia. Le domande ancora aperte sul caso Moby Prince

Insieme alla disamina dei fatti e alle interviste ai protagonisti di quei tragici eventi, l'autore cerca di far luce sui molti interrogativi rimasti aperti, per diradare la nebbia che ancora avvolge il caso. Sono passati trent'anni da quella che ancora oggi rimane la più grande tragedia della nostra marina civile. La sera del 10 aprile 1991 il traghetto di linea Moby Prince , in partenza dal porto di Livorno e diretto a Olbia, entrò in rotta di collisione con la petroliera Agip Abruzzo , all'ancora in rada, sfondandone la fiancata di dritta e provocando un incendio in cui persero la vita centoquaranta persone. La causa dell'incidente venne attribuita fin da subito a un errore del comandante della Moby Prince , morto nel disastro, e a una fitta nebbia improvvisa. Ma sulla plancia del traghetto quella sera c'era Ugo Chessa, uno dei migliori comandanti in circolazione, e la visibilità era buona. I soccorsi furono tardivi, ma quando i pompieri riuscirono finalmente a domare le fiamme e a salire sulla Moby Prince trovarono quasi tutti i corpi dei passeggeri riuniti al centro della nave: molti avevano le valigie con loro e indossavano il giubbotto di salvataggio, pronti ad affrontare l'emergenza. Ma com'è possibile? Non doveva trattarsi di un incidente che aveva colto tutti di sorpresa? Evidentemente no. Nel 2006 la procura di Livorno decise di riaprire le indagini in seguito alle richieste del legale dei figli del comandante Chessa, senza raggiungere però dei risultati concreti. Grazie alla caparbietà dei familiari delle vittime e alla sensibilità di alcune figure istituzionali, il 22 luglio 2015 nacque la commissione parlamentare d'inchiesta sulla Moby Prince , la cui relazione finale ha smontato molte delle verità sedimentate in anni di processi e posto nuovi e inquietanti interrogativi. Partendo da qui, Federico Zatti ricostruisce con dovizia di particolari quanto accaduto quella notte, ribaltando il punto di vista: è l' Agip Abruzzo la reale protagonista. «Sembra incredibile pensare al dirottamento di un traghetto per colpire una petroliera, ma non meno di imbottire un'autostrada con 500 chili di tritolo per uccidere un magistrato» scrive l'autore. I due attentati hanno infatti un obiettivo comune: colpire lo Stato con una violenza senza precedenti. Non a caso l'incidente della Moby Prince avvenne in un momento in cui il petrolio era diventato una terra di conquista per la mafia. Così, insieme alla disamina dei fatti e alle interviste ai protagonisti di quei tragici eventi, l'autore cerca di far luce sui molti interrogativi rimasti aperti, per diradare la nebbia che ancora avvolge il caso.
Disponibile in 5 giorni lavorativi Ordina libro

Dettagli Libro

Libri che ti potrebbero interessare

Mal di luna e d'altro
Mal di luna e d'altro

Sergio Campailla
La poesia friulana del Novecento
La poesia friulana del Novecento

Walter Belardi, Giorgio Faggin
Paul Valéry giovane poeta
Paul Valéry giovane poeta

Giuseppe A. Brunelli
Tanto per parlare. Materiale per la conversazione. Libro dell'insegnante
Tanto per parlare. Materiale per la conv...

Zanardi Nicoletta, Vicentini Giosi
Le espressioni verbali per le categorie di risposta delle scale di atteggiamento tipo Likert
Le espressioni verbali per le categorie ...

Grossi A., Manganelli Rattazzi Annamaria
Il cooperativismo in Emilia Romagna
Il cooperativismo in Emilia Romagna

Bernardi Roberto, Orienti Antonio
Sistemi di trasmissione a spettro espanso
Sistemi di trasmissione a spettro espans...

Montanari M., Pupolin Silvano