Figlie della Resistenza. La storia dimenticata delle combattenti nei ghetti nazisti
Varsavia, 1943. Dopo aver assistito alla brutale uccisione di famigliari e vicini e alla violenta distruzione delle loro comunità, decine di giovani donne ebree – alcune ancora adolescenti – si organizzarono in un vero e proprio movimento di resistenza femminile antinazista. In veste di corrieri, combattenti armate, agenti dei servizi segreti e sabotatrici, queste «ragazze del ghetto» rischiarono la propria vita con coraggio e nervi d'acciaio. Corruppero guardie della Gestapo, nascosero pistole in pagnotte e aiutarono a costruire reti di ricoveri sotterranei. Sedussero ufficiali nazisti per poi ucciderli, svolsero missioni di spionaggio per Mosca, distribuirono documenti falsi e volantini, rivelarono al mondo ciò che stava accadendo agli ebrei. Compirono attentati alle linee ferroviarie tedesche e fecero saltare le reti elettriche. Assistettero i malati e aiutarono gli ebrei a fuggire dai ghetti. Scrissero bollettini per le radio clandestine, negoziarono con i proprietari terrieri polacchi e si occuparono di gran parte dell'amministrazione della resistenza. Tuttavia questa straordinaria pagina di Storia è rimasta a lungo dimenticata e finora quasi sconosciuta. Judy Batalion, studiosa canadese e nipote di sopravvissuti all'Olocausto, oggi la riporta alla luce. Attraverso una pluralità di fonti – diari, testimonianze, memorie, interviste, documenti d'archivio e saggi – ricostruisce la storia di Renia Kukiełka, Frumka Płotnicka, Tosia Altman, Chajka Klinger, Ruzka Korczak e Vitka Kempner. Sono solo alcune delle centinaia di attiviste cadute nell'oblio che operarono in oltre novanta ghetti dell'Europa orientale e nelle principali città polacche, e alle quali il lavoro di Batalion restituisce un'adeguata dignità storiografica, riscrivendo efficacemente la tradizionale narrativa dell'Olocausto.