Al centro del mondo
Alfiere del bene, vedetta del male, ultimo di una grande dinastia di "idioti" e fuor di squadra, ignaro fratello di Greta Thunberg, Damiano Bacciardi ha le sue radici in un orizzonte letterario che va da Paolo Volponi e Federigo Tozzi all'America di Faulkner e McCarthy.«Un libro antico, steso in un italiano che non c’entra niente con la lingua levigata, omologata e ombelicale che proviene dalle scuole di scrittura, smussata e appiattita dagli editor e infine impiattata sui tavoli di lettori tutti uguali. Qui c’è invece una tensione crescente, una malattia che stringe e soffoca di pagina in pagina, letteratura forbita ma grezza che spalanca suggestioni, qualcosa di segreto tra i solchi della campagna, di vergognoso» - Maurizio Crosetti, Robinson «Alessio Torino torna nei suoi luoghi, la provincia di Urbino per raccontare una storia immersa in un'atmosfera che sembra senza tempo, un piccolo mondo senza tecnologia, centrato sulla natura, la terra, gli animali. Un microcosmo che diventa specchio deformante del tutto, con le sue vite alla periferia del mondo, sospese in un orizzonte immobile di gesti, di paure e aspirazioni confuse, di riti e devozioni» - Cristina Taglietti, La Lettura «Alessio Torino ha scritto un libro politico e poetico, dove il potere onnipotente del denaro e della società artificiali vuole cancellare le nostre radici, in un paesino delle Marche o in Amazzonia nel cuore della foresta pluviale, come in ogni altro spazio di mondo libero e selvaggio del mondo naturale» - Angelo Ferracuti, il ManifestoDamiano Bacciardi vive con Nonna Adele, il nonno chiuso in un antico silenzio e Zio Vince, detto il Gorilla, a Villa la Croce, che nel borgo poco distante è stata ribattezzata "Villa dei Matti", lungo uno stradone che si muove nel cuore delle colline marchigiane. Il miele dei Bacciardi, "la manna", è celebre perché fa ingravidare le donne, così come è leggenda la quercia a cui si è impiccato il padre di Damiano e che è tornata a far foglie dopo dieci anni. Damiano è un ragazzo scosso da accessi violenti di malessere e segnato da una vitale ansietà: sente la natura, sente il volo delle rondini, il brusio delle api, il rotolio delle stagioni, e sa riconoscere la presenza del Demonio e il male degli uomini. Zio Vince trama per vendere la proprietà a gente che viene da lontano e Damiano se li immagina tutti con la faccia demonica di Trump che ha visto in televisione. Damiano sa di dover difendere Villa la Croce, di dover difendere la memoria della sua sgangherata famiglia e la bellezza talora limpida, talora mostruosa e selvatica, della natura in cui è cresciuto accompagnato da incubi, deliri e ventate di struggente dolcezza. Nonna Adele muore e la prospettiva di vendere si fa sempre più concreta: a quel punto Damiano obbedisce a un impulso sempre più convinto e quando, ultimi, arrivano "gli olandesi" e provano a farla da padroni, un disegno di riscatto si incide come la ramaglia di un albero, potente e severo, nella sua coscienza. Alfiere del bene, vedetta del male, ultimo di una grande dinastia di "idioti" e fuor di squadra, ignaro fratello di Greta Thunberg, Damiano Bacciardi ha le sue radici in un orizzonte letterario che va da Paolo Volponi e Federigo Tozzi all'America di Faulkner e McCarthy. Lo vediamo combattere una battaglia che dilata uno spicchio di provincia in un'allegoria del mondo, così minacciato, così offeso e purtuttavia così determinato a resistere.