La Naneide. La nostra odissea per riportarti a casa

La Naneide. La nostra odissea per riportarti a casa

Con sguardo affilato e battuta fulminante, l’autore dà vita a un racconto toccante, che in poche righe ci fa passare dalla commozione al riso. La realtà è che il paradosso dei figli è questo: un piccolo Nano è la cosa più bella che ti può capitare nella vita, ma anche la più grande rottura di palle. È la cosa più eccitante al mondo, ma allo stesso tempo la più noiosa di sempre. È la cosa che ti fa tornare giovane, ti fa tornare bambino e riniziare tutto da capo, ma è anche quella che ti farà invecchiare di colpo. Sia da un punto di vista fisico - schiene a pezzi, virus come se piovessero, mancanza di sonno, fatica indicibile - sia da quello psicologico: il meglio della mia vita, il lato più avventuroso e sperimentale, è finito per sempre, speriamo in una morte almeno serena. Un tempo fare figli era la cosa più naturale al mondo, adesso è diventata la scelta più complessa della vita. Nel giro di cinquant'anni il mestiere più difficile del mondo è diventato tutto un altro sport, con regole e sfide completamente diverse. La coppia di questo libro infatti fa un figlio tardi perché ha paura che il Nano in arrivo sconvolgerebbe le loro vite, poi ci pensa e ci ripensa e alla fine si trova di fronte alle mille novità e possibilità di questo tempo, a partire dalla prima: in quale ospedale partorire? Quello più fricchettone dove ti lasciano dormire con il neonato o quello dotato di reparto di Neonatologia e anestesisti che agiscono nel nome di "Santa Epidurale"? I protagonisti di questa storia scelgono il secondo. E per fortuna. Perché quando il piccolo Jacopo nasce, paonazzo e urlante ("tre chilozzi e due di Gollum urlante"), si troverà ad aver bisogno di cure specifiche, e nell'istante in cui viene ricoverato il padre realizza che diventare genitori significa anzitutto che la persona più importante della tua vita non sei più tu stesso, ma una creatura indifesa e fragile. Senza mai perdere i toni della commedia, Johnson racconta la paura più grande che si possa provare, il senso di impotenza, il desiderio struggente di riportare tuo figlio a casa. E al contempo scopre quanto sia importante trovare in se stessi la forza per andare avanti, riconoscere nella competenza dei medici, nell'affetto dei parenti e nella solidarietà degli altri genitori un sostegno indispensabile.
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