Il lupo e la farfalla
La storia di una ricerca, affannosa e serrata come una battuta di caccia, in cui un ragazzo dovrà imparare che l'equilibrio del bosco non è solo pace e meraviglia «Questa storia - poetica come poche - è l'incasellamento in favola di una memoria collettiva, e, tutto sommato, recente (...) E si fa libro che introduce i ragazzi alla vita, al nostro passato, al rispetto del bosco, al fascino del silenzio» - Gabriele Di Donfrancesco, Robinson Nonno, cane e bambino rimasero lì a guardare quello spettacolo, ma piano piano il bambino cominciò ad avanzare finché il nonno fu costretto a trattenerlo. E se con una mano lo teneva fermo, con l'altra gli tappava la bocca, per impedirgli d'urlare o fare mille domande. E quella mano del nonno che gli chiudeva la bocca e anche un po' il naso aveva l'odore di legna bruciata, tabacco e polvere da sparo che per lui, da quel giorno, fu anche l'odore dei lupi È passato molto tempo, ma lui torna sempre lì, ogni anno, in un giorno preciso, per ricordare cosa successe allora: quando viveva con il nonno in quel piccolo paese senza nome, aspettando il ritorno di suo padre dalla guerra. Suo nonno, il capocaccia, era un uomo di poche parole, ma sapeva insegnargli le cose essenziali: a orientarsi sui sentieri, a osservare le tracce degli animali, ad affrontare la fatica. E a cacciare, nel rispetto del bosco. Insieme, nonno e nipote camminavano tra gli alberi in silenzio, alla scoperta della vita selvaggia della grande foresta. Ma in un inverno particolarmente freddo un litigio tra ragazzini si trasforma in tragedia, e in paese si chiede vendetta. Il colpevole, come nelle fiabe tradizionali, finisce per essere... il lupo. Ma chi è stato davvero?
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