Combattere. Dagli arditi ai marò, storia dei corpi speciali italiani
«L'ardito è l'uomo votato alle imprese più arrischiate, che ha cancellato dal proprio vocabolario la parola "impossibile". Le bombe nel tascapane, il pugnaletto al fianco, l'ardito si getta allo sbaraglio, veloce come il fulmine, inesorabile come il destino. Proiettile umano lanciato a una meta certa, non conosce ostacoli» scriveva Benito Mussolini sulle pagine del «Popolo d'Italia». Sin dalle origini mito della destra, gli arditi sono rimasti tali nell'immaginario collettivo, proiettando la stessa dimensione ideologica su tutti i corpi speciali delle Forze armate, dagli incursori della Marina ai paracadutisti. Da questa impostazione sono derivate le celebrazioni del Ventennio e le rimozioni dell'Italia repubblicana: il paracadutista della «Folgore» o l'incursore della X Mas sono stati orgoglio nazionale sino al 1943, per diventare subito dopo pagine indicibili del nostro passato, con il risultato che si è scritto e parlato moltissimo degli alpini morti in Russia, pochissimo dei paracadutisti caduti a El Alamein, eppure erano i combattenti della stessa guerra di conquista scatenata nel 1940. Dopo aver narrato in "Fra i dannati della terra" la storia della Legione straniera, unico modello di riferimento a disposizione degli eserciti europei per l'istituzione dei reparti speciali, Gianni Oliva si cimenta ora nel racconto dei corpi speciali italiani, rintracciandone le caratteristiche al di là degli stereotipi consolidati. Partendo dal Primo conflitto mondiale, ripercorre la storia degli arditi, le truppe d'assalto addestrate agli attacchi della guerra di trincea, e degli incursori dei Mas, che affondavano le navi austroungariche; prosegue con i paracadutisti della «Folgore», che combatterono a El Alamein, e i «maiali» e gli «uomini gamma» della X Mas, reparto in grado di affondare le corazzate della leggendaria Royal Navy; per concludere con il Comsubin, il «Tuscania», il «San Marco», il «Col Moschin» e gli altri corpi speciali costituiti dopo il 1945, oggi in prima fila nelle missioni internazionali di peacekeeping. Nella sua ricostruzione spiccano alcune figure, come il tenente colonnello Giuseppe Bassi, che per primo nel 1917 sperimentò un attacco senza la copertura dell'artiglieria, o l'ammiraglio Luigi Rizzo, detto l'«affondatore», protagonista con Gabriele d'Annunzio della Beffa di Buccari al comando del MAS 96, il motoscafo armato silurante di concezione italiana, o ancora Junio Valerio Borghese, il «Principe Nero», comandante della X MAS. Di ciascuno dei corpi speciali Oliva ci illustra la costituzione, lo sviluppo degli ordinamenti, le ipotesi di impiego bellico, ma soprattutto l'ideologia e le imprese a cui hanno legato il nome. Il denominatore comune è un modello di combattentismo fondato sull'iniziativa, sull'audacia individuale, sulla consapevolezza del singolo, sullo spirito di corpo. All'immagine tradizionale delle fanterie anonime, gli arditi (tanto quanto gli incursori o i paracadutisti) contrappongono la forza morale, l'eccellenza dell'addestramento fisico, la presunzione della propria superiorità. Un originalissimo saggio che indaga pagine di storia rimosse o negate, oscurate nella vulgata storica dell’Italia repubblicana, restituendole alla dimensione loro propria.
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