I nostri giorni infiniti
Highgate, Londra, novembre 1985: "Stamattina in fondo al cassetto dello scrittoio ho trovato una fotografia in bianco e nero di mio padre. Non sembrava un bugiardo". L'estate del 1976 in cui viene scattata quella fotografia, Peggy Hillcoat ha otto anni e suo padre ha appena trasformato la cantina di casa in un rifugio antiatomico e passa il tempo a scrivere elenchi di oggetti indispensabili da portare là sotto, per la sopravvivenza della famiglia. Quando i preparativi sono quasi finiti, ha inizio la fase di addestramento di Peggy: un gioco che ben presto si rivela fin troppo serio, al punto che un giorno suo padre la strappa dalla sua vita londinese per trascinarla in una strana vacanza. Ma niente spiagge o castelli di sabbia, solo un sentiero completamente invaso dai cespugli che sembrano dire "questa strada non è per umani". Una vacanza in una baita nel mezzo della Foresta Nera destinata a durare anni. Perché quello che suo padre vuole fare è salvare Peggy da un pericolo imminente: la fine del mondo. Sola con lui nei boschi, dove i giochi avventurosi si trasformano a volte in rituali violenti e incomprensibili, Peggy si convincerà che il mondo oltre la foresta è scomparso e che suo padre, la natura selvaggia e la lotta per sopravvivere agli inverni sono tutto ciò che le resta. Per nove anni. Nel 1985 Peggy Hillcoat torna a casa. Ma cosa è accaduto davvero in quei boschi? Qual è stata l'immensa favola architettata affinché lei credesse alle paure di suo padre? E soprattutto perché è di nuovo a casa?