L'arte di amare. Testo latino a fronte
Ovidio sembra il poeta più congeniale ai nostri tempi alessandrini. "L'arte di amare" è, forse, il suo libro più irresistibile. Fin dai primi versi, Ovidio ci informa che non conosce l'ispirazione divina; e che l'amore non è una passione tragica né un destino. L'amore è un gioco psicologico, un'attrazione erotica, un ricamo dell'intelligenza, un continuo inganno. Il suo libro vuole trasformarlo in un'arte e in una tecnica, come quelle del cacciatore, del mercante e del marinaio (sebbene, poi, quella di amare sia la più impossibile delle arti, perché l'unico consiglio che Ovidio può darci è di conservare l'animo flessibilissimo e proteiforme, adattandoci alla molteplicità del mondo umano). Nessun poeta, nemmeno gli eleganti poeti della "decadenza" francese e inglese, è più moderno di Ovidio, figlio di una capitale immensa, colta e corrotta. Quale capolavoro è questo finto-vero poema didascalico. Quale mescolanza di intelligenza, ironia, irriverenza, oscenità, eleganza preziosa, senso del particolare e del colore, sapienza costruttiva. Commento di Gianluigi Baldo, Lucio Cristante, Emilio Pianezzola.
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