Pornokiller
La giornata di Carlo Ballauri non poteva cominciare peggio. Si sveglia sul tappeto con la bocca impastata, al suono degli insulti e delle minacce provenienti dalla segreteria telefonica, urlati dall'inconfondibile voce di Artemio Buttafuoco junior, detto Ortaggio (in virtù dell'analogia strutturale fra un cetriolo e un importante organo del suo corpo), patron della Hardcorps, la casa di produzione del film porno di cui miracolosamente Carlo è stato scelto come regista dopo il flop dell'improponibile "Chi sputa, ama". Poi il caldo e il sudore, mentre Carlo cammina per il centro di Torino trascinandosi dietro la gamba che ha perso la piena funzionalità dopo un'accesa conversazione con Dmitri, zelante tuttofare di Ortaggio. Finché, in un vicolo vicino al mercato di Porta Palazzo, appare lei: un'età indefinibile, un corpo efebico, un mazzo di rose in mano e in bocca un ricatto: "O compri le mie rose o urlo che stai provando a stuprarmi". Una spietata Cappuccetto Rosso. Un improbabile Lupo Cattivo. Il tempo di farsi rubare il portafogli, che Carlo capisce. E lei, la musa che stava aspettando per riprendere in mano il film della sua vita, "Lolita Cyberpuuk", un'opera "a metà tra lo sfarzo struggente del Grande Gatsby e la mastodontica iconicità del Titanic", interrotta vent'anni prima, quando studiava al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, prima di finire in galera in circostanze poco chiare.
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