Vagina. Una storia culturale
Naomi Wolf, autrice di "II mito della bellezza", è oggi tra le voci più importanti del dibattito sull'identità di genere, iniziato negli ormai lontani anni Settanta e oggi vivo più che mai. In "Vagina" esplora il ruolo del desiderio femminile, analizzandone gli aspetti scientifici, culturali, politici e spirituali. Un problema di salute ha spinto l'autrice a intraprendere una ricerca profondamente personale sul rapporto tra sessualità e creatività, ricerca che l'ha condotta a scoprire - non senza un certo stupore - l'esistenza di un grande numero di studi scientifici che suggeriscono come la vagina non sia soltanto un organo sessuale, ma una "stazione" fondamentale di una complessa rete neurale, strettamente collegata con il cervello e, in quanto tale, con la coscienza stessa. La vita di tante artiste, scrittrici, poetesse, pittrici - da Christina Rossetti a George Eliot, da Edith Wharton a Emma Goldman e Georgia O'Keeffe - testimonia che a una relazione sessuale o a una storia d'amore particolarmente intensa si accompagna spesso una fase di rigogliosa fioritura intellettuale e creativa. La millenaria cultura orientale custodisce al suo interno tutta una serie di intuizioni che vanno in questa direzione. Nella poesia amorosa delle dinastie Han e Ming, la vagina è il "loto d'oro", il "boschetto profumato", la "porta del paradiso", la "perla preziosa."
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