Le cinque perle di Giovanni Paolo II. I gesti di Wojtyla che hanno cambiato la storia
Il lungo pontificato di Giovanni Paolo II, ventisette anni che hanno attraversato i grandi rivolgimenti della storia e le difficili sfide della Chiesa postconciliare, è spesso considerato come un susseguirsi di record: dai continui viaggi in ogni parte del globo agli innumerevoli documenti scritti, alle infinite immagini televisive. Proprio queste 'dismisure' rendono estremamente ardua e prematura per gli studiosi una ricostruzione esauriente e una visione d'insieme della sua complessa esperienza alla guida della chiesa. Nell'anno della beatificazione di Wojtyla, decretata al termine di un processo che ha bruciato tutte le tappe, lo storico Alberto Melloni propone una chiave di lettura diversa del suo papato, preferendo a una sintesi di ampio respiro l'approfondimento di alcuni eventi che hanno lasciato il segno e "hanno bisogno di essere compresi in una prospettiva autonoma". Queste "perle", come le definisce l'autore, sono atti animati da una particolare forza profetica, episodi, gesti, parole, che "agiscono dentro la Chiesa, al di là delle previsioni degli altri e forse perfino delle intenzioni wojtyliane... atti ai quali la Chiesa potrà forse ricorrere anche in futuro, per il futuro". Melloni sceglie cinque di questi gesti fondamentali. L'assise straordinaria dei vescovi del 1985, a venti anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II: in un periodo in cui non mancano voci, anche autorevoli, che mirano a ridimensionare drasticamente l'eredità del concilio, Giovanni Paolo Il ne ribadisce la centralità, definendolo come la grazia più grande che la Chiesa abbia avuto nel XX secolo. L'incontro con il rabbino Toaff e la comunità ebraica nel Tempio Maggiore di Roma, nel 1986: un evento di grande intensità emotiva, che, sulla scia di Giovanni XXIII e dell'insegnamento conciliare, segna una svolta storica nei tormentati rapporti tra cattolici ed ebrei. Nell'ottobre dello stesso anno, ad Assisi, il papa allarga questa volontà di dialogo a tutte le religioni, promuovendo un incontro di preghiera senza precedenti, che è espressione del suo grande impegno per la pace. Un impegno che molti anni dopo, nel 2003, prenderà corpo nell'appassionato appello di un pontefice ormai anziano e malato, ma indomito, contro la guerra in Iraq. Non meno incisiva e dirompente era stata nel 2000, in occasione del Giubileo, la solenne richiesta di perdono per le violenze e le ingiustizie commesse nel corso dei secoli in nome della fede. Questi straordinari episodi rivelano quel 'magistero dei gesti' che ha contraddistinto tutto il pontificato di Giovanni Paolo lI, fino alla sofferenza dei suoi ultimi giorni, mostrata e offerta come estrema testimonianza ai fedeli, che già ne celebravano la santità.
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