La signorina Gentilin dell'omonima cartoleria
Non c'è quasi niente nella vecchia cartoleria Gentilin, a parte qualche pila di quaderni dei tardi anni Cinquanta e lei stessa, l'antica signorina Gentilin col solito grembiule nero che nasconde abitini incolori, l'eterna gonna, il golfino modesto, la sciarpetta impeccabile. O forse molto di più. Perché può succedere, a volte, con certe persone che hanno sempre fatto parte del nostro paesaggio, presenze note che distrattamente salutiamo ma senza registrarne sul serio l'esistenza, può succedere che di colpo si spalanchi intorno a loro, in noi, tutto un abisso, un crepaccio da cui risalgono passioni dimenticate e sospetti vulcanici. Celata sotto la malinconica e mite zitella cartolaia di paese, c'è una botola pronta a inghiottire il lettore. Vi troverà un maestro elementare propenso al tradimento, una direttrice didattica vogliosa di potere e certamente non anticlericale, precoci educazioni al disamore, gelosie confessate troppo tardi, forse un coltello, ma anche un fiore azzurro.
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