Paesaggi inospiti
C'è un grande, maestoso silenzio che avvolge la scena di questi "Paesaggi inospiti". Una scena che è in prevalenza quella di una natura in cui possiamo osservare il volo e l'ombra, la rapida intelligenza animale, l'impassibile economia che la governa. Giampiero Neri, l'autore di "Teatro naturale", una delle opere di poesia più singolari e giustamente amate del secondo Novecento, ci reintroduce nella sua dimensione ambientale, che è quella di una realtà sempre insidiosa e attraente, con la fermezza di una pronuncia classica e inconfondibile, che nulla sottolinea, che nulla concede all'enfasi, ma che riesce prodigiosamente incisiva in virtù della svia esattezza e insieme del risentito risalto dei suoi umori. Nei suoi paesaggi Neri ci presenta le tracce residue di antiche battaglie, osserva i lenti e spesso misteriosi cambiamenti della storia e delle epoche, registra a distanza di tempo barlumi di vicenda come se fossero brandelli di racconto. O meglio ancora, come rapide successioni di fotogrammi che ci mostrano situazioni e personaggi colti in un momento chiave: i cavallanti, l'attrice adolescente, il vecchio bevitore, l'amico del paradosso. Ma anche personaggi chiave nella cultura del Novecento, come Rossellini, Terragni, Sironi. L'insieme ci rappresenta per frammenti un incessante lavorio naturale e umano dove agiscono fazioni in guerra, o dove regna una pace molto provvisoria.
Momentaneamente non ordinabile