Italiani sono sempre gli altri. Controstoria d'Italia da Cavour a Berlusconi
"Gli italiani sono sempre gli altri. In negativo. Anzi, con un forte accento spregiativo. Sono stati gli altri per Leopardi, perché scettici e cinici. Gli altri per Manzoni, perché si beccano come i capponi di Renzo pur nella comune disgrazia... per Cavour, che parlava francese e pensava come un liberale inglese... per Benito Mussolini che li voleva rifare da capo a fondo... per il sardo comunista Enrico Berlinguer che li vedeva perennemente afflitti dalla 'questione morale'. E oggi gli italiani sono sempre gli altri per Eugenio Scalfari o Romano Prodi, quando votano Berlusconi, e per Giuliano Ferrara e per Silvio Berlusconi, dopo che hanno fatto vincere Prodi per ventiquattromila voti." L'antitalianismo come vizio del nostro carattere politico ha radici profonde e tratti indelebili, anche quando scaturisce da "un'escandescenza di amor patrio", come scrisse Carlo Cattaneo. Gli scrittori e gli storici che hanno cercato di cogliere i tratti di fondo della fisionomia nazionale, da Niccolò Tommaseo ad Antonio Gramsci da Giulio Bollati a Pietro Citati, oscillano sempre tra due punti di vista morali: da una parte quelli che giudicano gli italiani tanto malfatti che bisogna rifarli da principio e dall'altra quelli che sono convinti non ci sia proprio nulla da fare. Cossiga non cede a nessuna di queste due tentazioni. Il filo del suo racconto segue la trama della nostra storia, seppure 'contropelo', cercando interne corrispondenze, paralleli giudiziosi, scandalosi intrecci, rivelazioni inattese. Al fondo, c'è quel 'disagio della nazionalità', nato insieme allo Stato, con il quale si sono dovuti misurare i prototipi della passione politica italiana, da Cavour a Giolitti, a Mussolini, e poi De Gasperi e Togliatti, fino a tutta l'Età democristiana, con Fanfani, Moro, Craxi e Berlinguer, e da ultimo Prodi e Berlusconi. Compreso un Cossiga inedito. Dotato di un 'orecchio assoluto', come si dice dei musicisti nati, per la politica, il presidente emerito della Repubblica ricostruisce l'eterna commedia del potere in Italia, di cui è stato protagonista di primo piano, seguendo anche i percorsi più accidentati - da Pio IX a Rosmini, da Dostoevskij a Guicciardini, da Machiavelli a Dossetti -, scoprendo i fatti esemplari anche negli aneddoti più frivoli, raccontando la storia non solo come è stata ma anche come sarebbe potuta essere.
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