Storia degli inglesi. Testo latino a fronte. 1.Libri I-II
"Angeli, non Angli", esclama il futuro papa Gregorio Magno quando vede dei bellissimi schiavi inglesi in vendita nel Foro di Roma. Da questa frase leggendaria prende l'avvio la missione di riconversione della Britannia abbandonata dalle legioni e occupata dagli Angli e dai Sassoni. È l'inizio ideale della "Storia degli Inglesi" composta da Beda nel secolo VIII della nostra èra. Leggermente balbuziente, chiuso per tutta la sua vita nei monasteri di Wearmouth e Jarrow, Beda possiede però "l'ardente spiro" del quale Dante lo vede fiammeggiare nel Cielo dei Sapienti. Ha commentato quasi tutta la Bibbia, si è occupato del computo del tempo (per primo ha impiegato con coerenza la datazione dalla nascita di Cristo), ha composto un "De natura rerum", trattati di ortografia e metrica, vite di santi e persino poesia. La sua "Historia ecclesiastica gentis Anglorum", della quale la Fondazione Valla pubblica in due volumi la prima edizione critica in quaranta anni, è la più bella opera storiografica del Medioevo. Tutto, in essa, è organizzato con mano sapiente e narrato col piglio dello scrittore di razza. Ma tutto, anche, ha l'aura delle origini e il passo della meditazione sugli accadimenti: se Beda vuole ancorare a Roma l'alba delle vicende inglesi è perché quella che Gregorio, per mezzo del suo missionario Agostino, porta nel Kent è una nuova cultura. Memorabile, a questo proposito, uno degli aneddoti che Beda usa per illustrare gli snodi cruciali della sua "Storia". Re Edwin di Northumbria deve decidere se abbracciare o no il cristianesimo e chiede il parere dei suoi consiglieri. Uno di essi risponde con una parabola, paragonando la vita degli uomini sulla terra alla cena che il re, nel mezzo dell'inverno, mentre fuori infuria la tempesta, consuma con i suoi nobili nella sala riscaldata dal fuoco: all'improvviso, "un passero attraversa con rapido volo la sala, entrando da una porta e subito uscendo dall'altra; nell'attimo in cui rimane dentro non è colpito dalla burrasca invernale, ma trascorso quel brevissimo momento di quiete subito sfugge allo sguardo e ritorna al gelo dal quale è venuto. Così pure la vita dell'uomo è visibile, ma per un solo momento; di ciò che è prima e dopo quest'attimo nulla sappiamo. E dunque se questa nuova religione ci dà una certezza, mi sembra giusto seguirla".
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