Contro i barbari. La civiltà e i suoi nemici, interni ed esterni
La nostra civiltà non ha oggi solo un nemico, ma due. Uno, esterno e aggressivo, si identifica con il fanatismo islamico. L'altro, interno e dissolutivo, con il piacere della decadenza, il nichilismo, la distruzione di tradizioni ed esperienze millenarie. Uno vorrebbe annientarci, l'altro ci dissolve nel niente. I tiranni di fuori, i vigliacchi di dentro, barbari entrambi. Reagire a questa doppia minaccia è urgente, ma come fare? Gli spiriti pratici risolvono tutto con la guerra all'Islam, i moralisti invece con l'autocritica del nostro razzismo e con il processo all'America; c'è chi preferisce i bellicisti alla Fallaci e chi i pacifisti a oltranza, gli "europii". In questo infuocato pamphlet, Marcello Veneziani cerca di fornire una risposta ambiziosamente polemica all'attuale sfida dello "scontro di inciviltà". Una risposta nuova, ma che affonda profondamente le sue radici nella tradizione occidentale, e che sostiene la necessità di un "patriottismo di civiltà", l'espressione di amor patrio più consona alla nostra epoca globale. Una civiltà, sostiene Veneziani, dev'essere animata da una vera e propria religione civile e non semplicemente governata da una forma di civilizzazione, che attiene piuttosto alla sfera dei mezzi, come la tecnica, il benessere e l'economia. L'analisi di Veneziani del nostro tempo prende le mosse dal ruolo dell'Europa e dell'America nel mondo, l'equivoco dell'islamofascismo e la psicosi del terrorismo, l'ascesa di Ratzinger, il protagonismo dei teocon e degli atei cristiani, la marea montante degli incivili di ritorno nella barbarie benestante dell'Occidente. La civiltà invecchia e noi, i suoi abitanti, torniamo bambini, viviamo egocentrici secondo capricci e senza limitazioni, in un gioco cieco e circolare. La smania di godere a ogni costo e la pulsione autodistruttiva si alleano e generano la tentazione di lasciarsi vivere. Siamo stanchi di inventare e di costruire, l'infantilismo ci invecchia senza renderci maturi, il piacere ci affatica più del lavoro, la libertà ci stressa più della schiavitù, abbiamo tanti desideri ma poche speranze. Così prevale la stanchezza della modernità e il vago desiderio di barbara innocenza. La civiltà europea e occidentale, secondo Veneziani, è oggi a un punto di svolta che somiglia a un inizio: non deve ingannarsi additando un nemico esterno e assoluto, distraendosi così dai suoi mali interni, numerosi e molto pericolosi. Al contrario, è necessario un nuovo atto di fondazione, insieme rivoluzionario e tradizionale, capace di ridonare all'Europa il suo volto, la sua storia e la sua vocazione al futuro.
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