Se questo è sport. Campioni, vittorie e sconfitte degli ultimi 20 anni di calcio e dintorni
Ci sono molti modi per raccontare il calcio e lo sport. Giorgio Tosatti, una delle più autorevoli firme del giornalismo sportivo italiano, ha vissuto e commentato i più importanti eventi che hanno scandito la nostra memoria, dal dopoguerra a oggi. In questo libro, che fa seguito a "Tu chiamale, se vuoi, emozioni", il lettore riassapora le atmosfere di stagioni irripetibili, rammenta istanti, emozioni, aneddoti legati a una indimenticabile galleria di personaggi mitici: Giampiero Boniperti e la Juve di casa Agnelli; il Valcareggi processato e incompreso di Messico '70; George Best, genio e sregolatezza del calcio inglese; Lev Jashin, "forza e dolcezza della vecchia Russia"; Diego Armando Maradona, "il re plebeo"; Salvatore Schillaci e la sua "breve vita" calcistica; Gianfranco Zola, "il guerriero tascabile"; Roberto Baggio, "il talento assoluto". Per non parlare delle sfide che hanno tenuto l'Italia incollata alla tv, con il fiato sospeso: dalla finale mondiale persa ai rigori con il Brasile nel 1994 alla maledizione dei rigori che si rinnova in semifinale con la Francia nel 1998, dalla beffa con le due Coree nel 1966 e nel 2002, alla finale italiana di Champions League, tra Juventus e Milan, nel 2003. Ma non è stato solo il calcio a riscattare, talvolta, le sorti di un Paese distratto e confuso, attraversato in questi ultimi vent'anni da profondi terremoti politici ed economici. Siamo riusciti a conquistare traguardi importanti ovunque nel mondo, grazie a Valentino Rossi nel motociclismo, alle 'tigri' di tesolo Valentina Vezzali e Giovanna Trillini nella scherma, al 'pirata' Marco Pantani nel ciclismo, a Domenico Fioravanti e Davide Rummolo nel nuoto e a tanti altri ancora. Una raccolta di articoli rigorosi, appassionati, mai banali, che ci restituiscono, tutte intere, le qualità del Tosatti giornalista e uomo: l'amore incondizionato per il suo lavoro, la sensibilità alla giustizia, l'attenzione nobile, quasi romantica, per gli eroi perdenti, gli sconfitti. Ma sopra ogni altra cosa, ci ricordano il senso autentico dello sport: una sfida leale e nobile, capace di metterci a confronto, più che con avversari da sconfiggere, con i nostri limiti e le nostre ambizioni di esseri umani sognanti e imperfetti.
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