Pelé. Io, l'unico re
Il suo nome è sinonimo di calcio. E chi ama il calcio amerà la sua storia. Il più grande giocatore di sempre è nato in una baracca, che anche adesso sta in piedi a malapena, retta forse dalla targa che porta il suo nome. Aveva un padre calciatore, ma povero. Davvero altri tempi. Ha imparato i tiri e le finte che lo hanno reso celebre giocando con una palla di stracci e rigorosamente scalzo. Quello che è successo poi va oltre ogni sogno di ragazzino. Edson Arantes do Nascimento aveva solo diciassette anni quando arrivò quel 'tocca a te, ragazzo' che lo fece esordire, segnare e vincere i Mondiali. Con lui giocavano Didi, Vavà, Garrincha, in una 'Seleçao' tutta samba e attaccanti per cui non si poteva non tifare. Gol dopo gol, fino a mille e molto oltre, dopo aver fatto piangere portieri e impazzire difensori, è diventato per tutti, indiscutibilmente, "O Rei", il re. Bagni di folla, città in delirio: per vederlo giocare veniva ordinato il cessate il fuoco in paesi in guerra, venivano espulsi gli arbitri che volevano espellere lui. E poi ancora Mondiali, ancora gol e vittorie. Partite entrate nella storia, nell'immaginario di tutti gli appassionati di calcio, che vengono raccontate in queste pagine come affascinanti radiocronache della memoria, dal punto di vista privilegiato del goleador. Retroscena compresi. E qualche retroscena Pelé lo confessa anche sulla sua vita fuori dai campi di gioco: l'impotenza di essere ministro dello Sport e non poter cambiare le cose; il fallimento del primo matrimonio, due figli segreti, uno in carcere; la passione per le belle donne, fra Miss Brasile e conigliette di "Playboy". Ma anche le sue idee sul calcio e i calciatori di oggi, le rivalità vere e presunte. E, ovviamente, su Maradona. Questa è l'autobiografia di Pelé, la vita del mito raccontata dal mito medesimo. Un libro che odora di imprese epiche e passate, che pulsa di passione per il pallone, e in cui tutti gli appassionati troveranno il calcio nella sua forma più nobile, esemplare, perfetta.
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